Una casa in un luogo magico, nostalgico e retrò quello della Versilia e degli anni Sessanta. Eccoci a Forte dei Marmi, luogo scelto da Marco Palmieri e la sua famiglia come buen retiro, dove recarsi in primavera ed estate per una pausa rigenerativa dalla frenesia di Milano e Parigi e dalle campagne di Porretta Terme, dove il patron di Piquadro risiede con la famiglia.

Un marchio, Piquadro, che non ha bisogno di presentazioni, scaturito da una storia imprenditoriale certamente affascinante e che vede oggi l’azienda detenere, anche dopo le acquisizioni di marchi storici come The Bridge e Lancel, la leadership nel settore della pelletteria.

A dire il vero – afferma Marco Palmieri – il mio primo lavoro è stato nel campo dell’informatica. Quando ero ancora studente di ingegneria ho creato una società che faceva software e sono passato al mondo della pelletteria solo più tardi, per caso, circa 30 anni fa, perché mi era stata fatta un’offerta per la vendita della mia piccola azienda, ma anche grazie a un amico pellettiere a Firenze: ero incantato dal suo laboratorio, dalle cose che creava con le sue mani lavorando quello straordinario e vivo materiale che è la pelle. Abituato all’immaterialità dell’informatica mi affascinava il lavoro artigianale, l’irripetibilità di certi movimenti e certe sensibilità. Poi la mia curiosità e il mio interesse per i nuovi trend e per le sempre differenti esigenze del mercato mi hanno spinto a seguire personalmente la progettazione di ogni prodotto Piquadro e così è nata l’idea di abbinare pellami di ottima qualità a rivoluzionari materiali high-tech.

Si lavorava anche la notte per progettare nuove borse e nuovi zaini ad alto tasso di ingegnerizzazione affinché i prodotti fossero innovativi e allo stesso tempo eleganti. Piquadro ha rivoluzionato, infatti, radicalmente il settore delle cartelle da lavoro con prodotti “disrupting” pensati per uomini d’affari o professionisti giovani e dinamici e ha creato un vero e proprio nuovo segmento di mercato, il business travel.

Allora l’azienda era destrutturata e con pochi addetti. Oggi lo spirito imprenditoriale, l’entusiasmo e la curiosità sono rimasti immutati ma la struttura è cambiata così come lo sono i modelli organizzativi, i processi e il work how che hanno reso l’azienda una realtà internazionale.

Linee rigorose, stile raffinato, ricerca nella qualità dei materiali, amore per il design di tradizione, contaminazioni hi-tech. Questo in sintesi lo stile Palmieri i cui echi si ritrovano nella villa di Forte dei Marmi. Come avete scelto la località? Avete cercato molto per trovare la casa giusta?

In realtà appena l’abbiamo vista, ci abbiamo riflettuto pochissimo e l’abbiamo comprata quasi d’impulso. Sicuramente la location Forte dei Marmi ha interpretato perfettamente le istantanee da cartolina che avevamo in mente: il mare, la spiaggia, le cabine, le ville.

La casa era una villa di 200 mq degli anni Sessanta, come siete intervenuti nella ristrutturazione?

La villa è stata profondamente ristrutturata in un’ottica di equilibrio tra rigore geometrico dell’architettura e contaminazioni nelle scelte di arredo. Il risultato è un involucro neutro, pulito ed essenziale, senza tempo.

casa vacanzeAbbiamo mantenuto solo i muri perimetrali e riconcepito completamente gli spazi interni ed esterni. Mi interessava particolarmente dare un ruolo centrale alla luce naturale e soprattutto annullare il concetto di interno ed esterno. La luce naturale infatti si diffonde morbidamente dall’alto mentre la luce artificiale scolpisce ed esalta i volumi dell’ambiente. Il progetto si snoda infatti in un continuo dialogo tra natura e architettura. Non solo. La simbiosi con il contesto si è anche espressa attraverso la scelta di materiali rigorosamente naturali quali legno, massello in rovere ammato, pietra Avorio Egitto spazzolata e vetro. Il mare è richiamato da alcune sfumature di azzurro che fanno capolino nelle scelte di arredo.

Ci piaceva spostare continuamente il punto di vista dell’osservatore dall’esterno all’interno, e viceversa. Gli architetti dello studio fiorentino Cipiuelle, Camilla Lapucci e Lapo Bianchi Luci, e l’architetto Massimo Bertellotti per la facciata, hanno tradotto perfettamente le nostre aspettative e richieste. La casa ha uno stile minimal e di design. Un’architettura rigorosa e geometrica dove lo spazio, ben definito e caratterizzato, è ammorbidito dagli arredi e dai tessuti naturali.

In che modo le scelte dei progettisti hanno influenzato lo stile? Avete invece voi condotto i progettisti secondo i vostri gusti e preferenze?

Avevamo un’idea molto chiara in mente quando cercavamo la casa. Abbiamo progettato la casa a quattro mani: gli architetti avevano già progettato la mia residenza in città e quindi conoscevano bene i miei gusti. Sanno che sono molto definiti e forti. Amo il design e la tecnologia, mi piacciono le linee pulite ed essenziali. I materiali e i colori naturali, ma anche qualche incursione di tinte forti e accese.

Una casa elegante, piena di arredi di design, caratterizzata da uno stile minimal, luminosa, in cui predominano i bianchi, legno chiaro e trasparenze, con alcuni spot di colore. A chi corrisponde questo stile?

Questo stile è il mio personale. L’ho esteso alla mia casa ma anche ai miei uf ci Piquadro, il marchio, dei tre che possiedo, che più mi rappresenta. È uno stile maschile, rigoroso, forte e di altissimo contenuto di design e tecnologico proprio come le mie borse dove pelle di ottima qualità si abbina a rivoluzionari materiali hi-tech e funzionalità, tecnologia e raffinato design si coniugano felicemente.

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