Sonia Peronaci cuoca, scrittrice, presentatrice, blogger, vive con il suo compagno Francesco e le due figlie più piccole in un appartamento all’ultimo piano in zona Solari. Si rimane subito colpiti dalla quantità di luce che inonda il grande salone, arredato con cura e sobrietà e dalle piante che crescono rigogliose accanto alle vetrate che affacciano sul terrazzo. Segno che oltre ad essere cuoca talentuosa, Sonia Peronaci è dotata pure di pollice verde?
Sonia PeronaciRisponde ridendo “Direi di no, sono tutte piante a bassa manutenzione: però mi piace molto essere circondata dalle piante, in mezzo al verde, adoro i materiali naturali, il legno, i colori accesi, i toni della natura. Ho gusti piuttosto minimalisti, anche nel modo di vestire, non amo per nulla fronzoli e orpelli”. E la casa rispecchia questo stile, accogliente e nel contempo essenziale e rigoroso, riscaldato qua e là da macchie di colore, come la poltrona sacco rosso vivo, sulla quale, a tratti appisolati, i due cagnolini di famiglia assistono partecipi alla nostra chiacchierata.
Attualmente Sonia è impegnata con il nuovo programma Cooking Class in onda su FoxLife, dove la regina dei fornelli, nella scenografia del suo spazio di via Bramante che con Francesco chiamano “la Redazione”, insegna ogni volta ad un ospite diverso qualche trucco per rendere uniche le proprie ricette. Un successo il suo, costruito passo dopo passo dopo aver lanciato nel 2006 il sito di ricette Giallo Zafferano, coniugando una passione antica, quella per la cucina, iniziata a sei anni nel ristorante di papà Peronaci, ma coltivata a casa grazie alla nonna austriaca, cuoca eclettica e curiosa e alla biblioteca della mamma, ricca di libri e enciclopedie di cucina, che la piccola Sonia leggeva avidamente.

Da quanto tempo vivete qui?

Da quasi cinque anni. L’abbiamo cercata per tanto tempo: Francesco che è ipertecnologico aveva addirittura messo un alert per le inserzioni, in modo da essere tempestivi con le nuove opportunità. Appena abbiamo visto le foto ci è sembrata subito molto bella, molto luminosa. Immagina che l’inserzione è stata postata alle 10 e alle 10.15 Francesco aveva già chiamato l’agenzia. Siamo stati i primi a vederla e appena varcata la soglia abbiamo subito sentito che quella sarebbe stata la nostra casa. La stessa cosa è successa quando stavamo cercando lo spazio in cui dare vita alla nuova Redazione, dopo la nostra uscita da Giallo Zafferano. L’abbiamo cercata per circa un anno, abbiamo visto le foto, siamo andati a visitarla e appena entrati abbiamo detto: sì, è lei.

Avete apportato molte modifiche in questa casa?

Solo qualche piccola modifica nei complementi d’arredo però la struttura è rimasta più o meno quella. Ci piaceva anche il fatto di non riempirla. Qui siamo arrivati già adulti, avevamo avuto altre case nostre cLa casa di Sonia Peronacihe avevamo riempito di mobili e i mobili di oggetti e tante cose che non servivano. Qui abbiamo deciso di comprare solo lo stretto indispensabile, volevamo fosse di nostro gusto e ci rispecchiasse. Le modifiche maggiori sono state fatte in cucina, l’ho attrezzata in modo più moderno e l’ho personalizzata secondo le mie esigenze.

Ed ecco la tua cucina, che noto separata dal living, in controtendenza rispetto agli open space che la contengono, oggi di gran moda. Avresti fatto comunque questa scelta anche se non avessi già trovato la casa divisa in questo modo?

Certo è in una stanza autonoma. Però come vedi abbiamo una porta enorme, quindi è sì separata, ma lasciando la porta aperta è quasi contigua al living. In ogni caso, ritengo che dipenda molto dagli spazi che hai a disposizione. Secondo i miei gusti, per avere la cucina integrata nel living penso sia necessario avere molto spazio. Ad ogni buon conto nelle mie case ho sempre avuto cucine separate dal soggiorno. In tutta onestà penso che avere delle porte da chiudere quando si cucina abbia la sua utilità.
Diciamo che dal punto di vista della praticità l’ambiente separato è meglio, dal punto di vista dell’estetica un living aperto sulla cucina open space è più bello. Purtroppo molto spesso la bellezza non coincide con la praticità: lo dico spesso ai miei architetti, voi occupatevi degli aspetti estetici che ai risvolti pratici ci penso io.

E parliamo del rapporto con i progettisti ti riferivi alla tua esperienza recente nella ristrutturazione dello spazio che porta il tuo nome, Sonia Peronaci Factory, e dove ha sede la redazione del tuo nuovo sito?

Esattamente. Era un open space con il parquet a listone di cantiere, molto bello ma cigolosissimo. La nostra esigenza era di creare uno spazio polifunzionale e flessibile che contenesse oltre alla Redazione anche una scuola di cucina. I progettisti mi hanno aiutato a raccogliere le idee, io li ho lasciati molto liberi nei colori, nelle divisioni degli spazi, però sulla parte cucina ho chiarito bene quali fossero le mie esigenze e sono stata intransigente. Nella cucina di Sonia PeronaciIn cucina quello che manca sempre è lo spazio. E questo penalizza molto i piccoli elettrodomestici. Spesso le persone mi dicono: non posso comprare la planetaria perché non so dove metterla. Però frequentando le case noto che sono gli spazi ad essere mal divisi. Per questi aspetti l’apporto della professionalità del progettista è fondamentale. L’esperto ti aiuta a ottimizzare lo spazio che hai a disposizione proponendoti delle soluzioni che non potresti immaginare. E proprio immaginare l’effetto finale è un’operazione difficilissima da praticare se non hai il talento e la preparazione professionale adeguata.

Una domanda tecnica, nella cucina di Sonia Peronaci, cos’è che non può assolutamente mancare?

Ci sono un paio di cose che non devono mai mancare e forse non sono quelle che vi immaginate: innanzi tutto uno o due buoni coltelli e poi un termometro.
È un oggetto non molto utilizzato nella quotidianità, ma si sbaglia perché le temperature sono importanti e spesso fondamentali per la riuscita di una ricetta. Con un investimento di 10-15 euro ci garantiamo il successo. E poi le erbe aromatiche, secondo me in grado di cambiarti un piatto.

Piastra a induzione o gas? Vedo che nella tua cucina li hai entrambi.

Infatti, la risposta è: entrambi, dipende da quello che devi cucinare. Se si deve “saltare” l’induzione non va bene, perché appena si alza la padella dall’induzione il calore termina. Stesso discorso se si vuole flambare o se si deve togliere le penne ad un pollo. Mentre l’induzione è una grande comodità perché la cottura è uniforme, l’acqua bolle in pochi secondi e il piano si pulisce molto velocemente. Devo dire che da questo punto di vista le aziende si sono evolute moltissimo e vengono incontro alle esigenze del pubblico.

E di tutte le novità tecnologiche come i forno a vapore o gli abbattitori, un tempo appannaggio della cucina professionale e oggi offerti negli allestimenti delle cucine domestiche, cosa ne pensi? Non credi che il prezzo sia ancora un po’ troppo elevato?

Sono assolutamente favorevole e vedrai che sempre più le aziende tenderanno a fare elettrodomestici per portare la cucina del ristorante a casa. Bisogna soltanto erudire il pubblico per far capire loro quali sono i vantaggi che questo tipo di cucina può portare. Ad esempio utilizzando il forno a vapore si può cuocere a bassa temperatura un piatto, poi refrigerarlo nell’abbattitore per poi scaldarlo quando si arriva alla sera o programmare la sua preparazione per l’ora in cui i figli tornano a casa da scuola. È un modo professionale di gestire i pasti, trasferito in ambiente domestico. Senza contare che cucinare a vapore è molto salutare, quindi favorisce il nostro benessere. Sul fronte costi, ti faccio una sola domanda: quanto spendiamo per un IPhone, che spesso ritroviamo nelle mani di adolescenti se non addirittura bambini? Un abbattitore costa circa 1200 euro e porta molti vantaggi in cucina. Credo che nei prossimi anni andremo sempre di più verso la tecnologia.

Il tuo successo è iniziato proprio grazie alla passione per la tecnologia unita a quella per la cucina, con Giallo Zafferano, mi racconti come è nata l’idea?

Era il 2006, anno di svolta per me e Roberto: ci siamo messi insieme e si è trattato di una vera e propria rinascita, una nuova vita. Volevamo dedicarci a qualcosa che ci piacesse davvero e condividendo la passione per la tecnologia e la cucina abbiamo dato vita a Giallo Zafferano. Per quegli anni è stata davvero una bella sfida: non tutti avevano un Pc in casa, non esistevano i social, ma nemmeno gli smartphone o i tablet ma soprattutto le aziende non credevano nel web, ritenevano sarebbe stata una moda passeggera.  Però a noi piaceva, guardavamo all’estero e vedevamo che Marta Stewart in America con il suo sito aveva successo, così come Jamie Oliver in Inghilterra e ci siamo detti: se fanno successo lì che non sanno cos’è la buona cucina, perché non creare in Italia un format simile? La nostra ispiratrice è stata sicuramente Marta Stewart, “nostra signora degli arrosti”, ma abbiamo migliorato l’idea: noi volevamo un sito molto pratico indirizzato alle famiglie, ricette originali e fattibili. Il nostro target poteva essere anche una persona che non aveva mai cucinato, quindi le si sarebbe dovuto spiegare ogni cosa. Tutte le ricette venivano provate da me, cercando di essere sempre molto precisa sulle indicazioni e le dosi, motivo per cui i piatti riuscivano e riescono sempre. Secondo lo stesso schema, nacqua la mia idea di fotografare e filmare tutte le preparazioni passo passo, che è stata la carta vincente.

E com’è proseguita la vostra esperienza fino al successo?

All’inizio eravamo io, Francesco, mia figlia più grande e un programmatore. Alla fine quando me ne sono andata nel 2015 la redazione contava ben trenta persone. Producevamo una ricetta al giorno tutti i giorni da fotografare, filmare, descrivere, postare: avevamo fotografi, videomaker, persone in redazione. Giallo Zafferano è nato per avvicinare la gente comune alla cucina e il web ha aiutato tantissimo a riscoprire il cucinare. Dopo di noi, sono nati siti dedicati e quindi c’è stato l’avvento delle blogger che, postando le ricette delle mamme e delle nonne, hanno contribuito a far riscoprire patrimoni familiari che mai prima erano stati raccontati. E questo ha fatto rifiorire il gusto per la ricetta italiana, che ognuno di noi ha nel Dna.
Fino a che Giallo Zafferano non è diventato “così importante” si è continuato a seguire quello che era stato il mio pensiero originario. Poi, diventando parte di un’azienda, con la necessità di seguire le logiche più orientate al business, le mie idee hanno iniziato a non essere più rappresentate; quello è stato il momento in cui abbiamo deciso di uscire. E’ stata una bellissima storia di successo, dico sempre che insieme a Banzai abbiamo fatto cose che da soli non avremmo mai potuto fare, esperienze che ci hanno arricchito e che ci hanno anche fatto conoscere dalle aziende. Ma avevo in mente idee diverse e per me era importante continuare il mio percorso di crescita. Credo che ci sia solo una cosa non si deve assolutamente fare: togliere la creatività a un creativo, perché muore, arrivati a quel punto, quindi, è stata la cosa migliore da fare.

Se siete interessati a una ricetta esclusiva di Sonia Peronaci: Sonia Peronaci svela ai lettori di CRC la sua ricetta di Natale

 

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